Danno Morale

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Danno Morale: secondo la definizione della Corte di Cassazione, il significato di danno morale consiste nella “sofferenza morale, senza ulteriori connotazioni in termini di durata, ed integra il pregiudizio non patrimoniale. Deve trattarsi di un turbamento dell’anima, di un dolore sofferto, che non abbia generato degenerazioni patologiche della sofferenza.”

Cosa si intende quindi per danno morale? In sostanza, il danno morale si può ricondurre alla sofferenza temporanea, al turbamento psichico di una persona connessa alle cure e alla convalescenza.

È ricompreso (assieme al danno biologico, al danno esistenziale, al danno estetico, al danno per perdita parentale, ecc.) in quelle voci di danno che unitariamente sono ricomprese nel danno non patrimoniale.

Il danno morale è risarcibile a fronte dell’art. 2059 c.c. e solo nei casi determinati dalla legge.

Il danno morale, inizialmente riconosciuto a favore di soggetti vittime di un illecito penale, è oramai da tempo risarcibile anche nell’ambito civilistico.

La quantificazione del danno morale varia a seconda del contestuale accertamento in capo al leso del danno biologico (lesione temporanea o permanente all’integrità psicofisica della persona).

Ai fini del risarcimento il danno morale deve essere dimostrato: il danneggiato, quindi, ha l’onere di provare la sussistenza di conseguenze ulteriori rispetto a quelle determinanti il danno biologico, ossia una sofferenza soggettiva e personale.

Qualora il danno morale, seppur esistente e provato, non possa essere quantificato in modo preciso nel suo ammontare, sarà il giudice che lo liquiderà in via equitativa.